venerdì 11 marzo 2011

Fantasmi

Ore 17: salgo sul treno che mi riporta a Roma. Cerco il mio posto e mi ritrovo seduto di fronte al fantasma di Thomas Bernhard. Subito imposta una conversazione di servizio incentrata sul tempo meteorologico e le sue infinite variabili poi, senza alcun preavviso, passa ad una dissertazione sulla "ragionata casualità" nell'assegnazione dei posti sul treno, come a dire che se io e lui ci ritroviamo uno di fronte all'altro proprio oggi, proprio ora, proprio qui vuole certamente significare qualcosa. La sua voce è calda, il tono è gentile, pacato. D'un tratto, non si sa come e per quale processo associativo di pensieri, mi ritrovo ad ascoltare la sua teoria sulla vacuità dell'esistenza umana. Infine si addormenta, di schianto, russando. Lo osservo dormire e sorrido, piano, per non disturbarlo: oggi è davvero valso la pena vivere.

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